di Maria Fratelli
Dirigente della casa Memoria
Sono dei sudari quelli che Claudio Orlandi immortale durante le sue lunghe escursioni in quota.
Dall’ombra scura delle lunghe pieghe o nel panneggiare morbido di alcuni dettagli, la stoffa diventa più vera del vero e pare marmo, ricorda dettagli di sculture neoclassiche, distese, le lunghe morbidezze o le repentine variazioni delle superfici creano ombre e piani lucenti e seducenti.
La realtà supera però l’immaginazione e i tessuti di Orlandi sono invece un materiale tecnico, un espediente contemporaneo messo in opera per cercare di arrestare la scomparsa della neve necessaria alla funzionalità degli impianti sciistici estivi. Sarebbe bello poterli presentare come una soluzione possibile alla regressione dei ghiacci, ma è una soluzione sperimentale e parziale, con sicuri effetti collaterali sulla fauna e sulla flora. Dovremo quindi accontentarci di usarli come pretesto per ricordarci che la crisi planetaria del surriscaldamento globale è un problema a cui si deve oggi far fronte.
Le fotografie dei grandi teli che proteggono la neve dalle radiazioni solari esposte in Casa della Memoria non hanno uno scopo documentaristico, sono evocazioni, apparizioni fantasmatiche e utopiche proposte perché offrono, con la bellezza della loro lettura, l’occasione di proporre ai visitatori di Casa della Memoria il problema della regressione dei ghiacciai perenni con il linguaggio colto dell’arte. Sperando che il calore dell’estate possa rendere ancora più forte la percezione del portato artistico e simbolico della denuncia dell’emergenza e quello come sempre “politico” di questo progetto.
La speranza è quella di dare voce al silenzio di una tragedia epica: la fine di un paesaggio millenario che l’azione dell’uomo sta cancellando.
La tragedia che pare dissolversi nella serena quiete delle immagini si manifesta come trama agli sguardi più attenti. La fotografia esercita un esorcismo ma non nasconde il problema. E, con i ghiacciai, non scompare solo un paesaggio incantato, scompaiono importanti riserve d’acqua che sono tesoro prezioso per le specie viventi. Ultimate Landscapes è quindi un appello, una invocazione alla responsabilità dei governi e un richiamo alla coscienza civica di ognuno e la consapevolezza che tra le due scale di intervento e di programmazione esiste una relazione stringente.
Casa della Memoria si propone quindi sempre, come luogo di educazione all’impegno.
Prosegue infatti con le campagne fotografiche di Claudio Orlandi l’ampia serie di mostre dedicate al pianeta: dalle Water Warriors di Lynn Johnson, a Planet vs Plastic di Randy Olson alle Interazioni antologiche Francesco Panozzo; mostre realizzate in Casa della Memoria quali invito alla consapevolezza di quanto le urgenze della terra siano le nostre stesse emergenze.
Dall’ombra scura delle lunghe pieghe o nel panneggiare morbido di alcuni dettagli, la stoffa diventa più vera del vero e pare marmo, ricorda dettagli di sculture neoclassiche, distese, le lunghe morbidezze o le repentine variazioni delle superfici creano ombre e piani lucenti e seducenti.
La realtà supera però l’immaginazione e i tessuti di Orlandi sono invece un materiale tecnico, un espediente contemporaneo messo in opera per cercare di arrestare la scomparsa della neve necessaria alla funzionalità degli impianti sciistici estivi. Sarebbe bello poterli presentare come una soluzione possibile alla regressione dei ghiacci, ma è una soluzione sperimentale e parziale, con sicuri effetti collaterali sulla fauna e sulla flora. Dovremo quindi accontentarci di usarli come pretesto per ricordarci che la crisi planetaria del surriscaldamento globale è un problema a cui si deve oggi far fronte.
Le fotografie dei grandi teli che proteggono la neve dalle radiazioni solari esposte in Casa della Memoria non hanno uno scopo documentaristico, sono evocazioni, apparizioni fantasmatiche e utopiche proposte perché offrono, con la bellezza della loro lettura, l’occasione di proporre ai visitatori di Casa della Memoria il problema della regressione dei ghiacciai perenni con il linguaggio colto dell’arte. Sperando che il calore dell’estate possa rendere ancora più forte la percezione del portato artistico e simbolico della denuncia dell’emergenza e quello come sempre “politico” di questo progetto.
La speranza è quella di dare voce al silenzio di una tragedia epica: la fine di un paesaggio millenario che l’azione dell’uomo sta cancellando.
La tragedia che pare dissolversi nella serena quiete delle immagini si manifesta come trama agli sguardi più attenti. La fotografia esercita un esorcismo ma non nasconde il problema. E, con i ghiacciai, non scompare solo un paesaggio incantato, scompaiono importanti riserve d’acqua che sono tesoro prezioso per le specie viventi. Ultimate Landscapes è quindi un appello, una invocazione alla responsabilità dei governi e un richiamo alla coscienza civica di ognuno e la consapevolezza che tra le due scale di intervento e di programmazione esiste una relazione stringente.
Casa della Memoria si propone quindi sempre, come luogo di educazione all’impegno.
Prosegue infatti con le campagne fotografiche di Claudio Orlandi l’ampia serie di mostre dedicate al pianeta: dalle Water Warriors di Lynn Johnson, a Planet vs Plastic di Randy Olson alle Interazioni antologiche Francesco Panozzo; mostre realizzate in Casa della Memoria quali invito alla consapevolezza di quanto le urgenze della terra siano le nostre stesse emergenze.
Claudio Orlandi captures the shrouds on his long hikes in the mountains.
In the dark shadows of the long folds or in the soft drapery of certain details, the fabric becomes truer than life and looks like marble, reminiscent of details in neoclassical sculptures, stretched out, the long softness or sudden changes in the surfaces create shiny, seductive shadows and planes.
Reality, however, surpasses the imagination, and Orlandi’s fabrics are instead a technical material, a contemporary expedient used to try to stop the disappearance of the snow necessary for the functionality of summer ski resorts. It would be nice to be able to present them as a possible solution to the regression of the ice, but it is an experimental and partial solution, with certain side effects on fauna and flora. We will therefore have to be content to use them as a pretext to remind ourselves that the global warming crisis is a problem that must be faced today.
The photographs of the large sheets that protect the snow from the sun’s radiation exhibited in the Casa della Memoria do not have a documentary purpose, they are evocations, phantasmal and utopian apparitions proposed because they offer, with the beauty of their reading, the opportunity to propose to the visitors of the Casa della Memoria the problem of the regression of perennial glaciers with the cultured language of art. We hope that the warmth of summer will make the perception of the artistic and symbolic value of the denunciation of the emergency and the “political” value of this project even stronger.
The hope is to give voice to the silence of an epic tragedy: the end of a millenary landscape that man’s action is erasing.
The tragedy that seems to be dissolving in the serene stillness of the images manifests itself as a plot to the most attentive eye. Photography exorcises but does not conceal the problem. And, with the glaciers, not only does an enchanted landscape disappear, but also important water reserves that are a precious treasure for living species. Ultimate Landscapes is therefore an appeal, an invocation of the responsibility of governments and a reminder to everyone’s civic conscience that there is a close relationship between the two scales of intervention and planning.
Casa della Memoria is therefore always proposed as a place of education for commitment.
Claudio Orlandi’s photographic campaigns continue the extensive series of exhibitions dedicated to the planet: from Lynn Johnson’s Water Warriors to Randy Olson’s Planet vs Plastic and Francesco Panozzo’s Anthological Interactions; exhibitions held in the Casa della Memoria as an invitation to awareness of how the earth’s urgencies are our own emergencies.
In the dark shadows of the long folds or in the soft drapery of certain details, the fabric becomes truer than life and looks like marble, reminiscent of details in neoclassical sculptures, stretched out, the long softness or sudden changes in the surfaces create shiny, seductive shadows and planes.
Reality, however, surpasses the imagination, and Orlandi’s fabrics are instead a technical material, a contemporary expedient used to try to stop the disappearance of the snow necessary for the functionality of summer ski resorts. It would be nice to be able to present them as a possible solution to the regression of the ice, but it is an experimental and partial solution, with certain side effects on fauna and flora. We will therefore have to be content to use them as a pretext to remind ourselves that the global warming crisis is a problem that must be faced today.
The photographs of the large sheets that protect the snow from the sun’s radiation exhibited in the Casa della Memoria do not have a documentary purpose, they are evocations, phantasmal and utopian apparitions proposed because they offer, with the beauty of their reading, the opportunity to propose to the visitors of the Casa della Memoria the problem of the regression of perennial glaciers with the cultured language of art. We hope that the warmth of summer will make the perception of the artistic and symbolic value of the denunciation of the emergency and the “political” value of this project even stronger.
The hope is to give voice to the silence of an epic tragedy: the end of a millenary landscape that man’s action is erasing.
The tragedy that seems to be dissolving in the serene stillness of the images manifests itself as a plot to the most attentive eye. Photography exorcises but does not conceal the problem. And, with the glaciers, not only does an enchanted landscape disappear, but also important water reserves that are a precious treasure for living species. Ultimate Landscapes is therefore an appeal, an invocation of the responsibility of governments and a reminder to everyone’s civic conscience that there is a close relationship between the two scales of intervention and planning.
Casa della Memoria is therefore always proposed as a place of education for commitment.
Claudio Orlandi’s photographic campaigns continue the extensive series of exhibitions dedicated to the planet: from Lynn Johnson’s Water Warriors to Randy Olson’s Planet vs Plastic and Francesco Panozzo’s Anthological Interactions; exhibitions held in the Casa della Memoria as an invitation to awareness of how the earth’s urgencies are our own emergencies.